La decarbonizzazione si sta trasformando rapidamente: da opzione per le aziende particolarmente attente alle tematiche ambientali a requisito normativo che condiziona competitività e accesso ai mercati. L’Unione Europea ha introdotto il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM): uno strumento che applica un prezzo sulla carbon footprint alle importazioni di alcuni beni provenienti da Paesi extra-UE.

La logica è semplice: evitare che le aziende europee, soggette all’Emissions Trading System (ETS), subiscano concorrenza sleale da parte di produttori esterni che operano con standard ambientali meno rigorosi.

Una norma nata per tutelare le imprese europee che comporta, tuttavia, nuovi adempimenti, soprattutto per le attività operanti in settori particolarmente energivori o ad elevato impatto ambientale.

Dal 1° gennaio 2026¹, il CBAM entrerà definitivamente in vigore, imponendo ai soggetti importatori la presentazione di certificati CBAM proporzionali alle emissioni incorporate nei beni acquistati.

Già dalla fase transitoria, avviata nell’ottobre 2023, le aziende devono fornire report trimestrali sulle emissioni: un compito che rappresenta una sfida significativa per molte realtà industriali, anche dal punto di vista tecnico.

sostenibilità aziendale

CBAM e l’impatto sulla manifattura

Questo nuovo sistema di protezione del mercato riguarda inizialmente settori ad alta intensità energetica e a rischio di carbon leakage, come acciaio e ferro, alluminio, cemento, fertilizzanti ed energia elettrica. Il progetto prevede di estenderne in futuro il campo d’azione ad altri comparti. Per il mondo manifatturiero italiano, profondamente integrato nelle catene globali del valore, questo si traduce in un impatto considerevole sulla gestione delle forniture.

Ogni azienda importatrice dovrà garantire la raccolta e la trasmissione di dati puntuali sulle emissioni incorporate nei prodotti acquistati, verificandone la correttezza secondo metodologie standardizzate. Per emissioni incorporate si intende la quantità complessiva di gas serra generati lungo tutto il ciclo di vita del prodotto, dalla produzione allo smaltimento. Non sarà più sufficiente un’approssimazione: serviranno valori misurabili, verificabili e tracciabili, supportati da documentazione tecnica.

“Il CBAM cambia la logica con cui le aziende manifatturiere approcciano la supply chain”, evidenzia Daniele Barbirato, esperto di soluzioni per la gestione della sostenibilità del gruppo Regesta/Clarex. “Oltre a gestire prezzi e tempi di consegna, sarà necessario integrare parametri di carbon footprint e monitorarli lungo tutta la catena di fornitura. Questo richiede processi digitalizzati e strumenti avanzati per gestire dati complessi.”

La raccolta dati: la principale criticità

Il nodo centrale per la conformità al CBAM è la gestione dei dati sulle emissioni. Le aziende devono raccogliere informazioni relative a processi produttivi che spesso avvengono al di fuori dei propri stabilimenti, in Paesi dove la disponibilità e la qualità dei dati non sono sempre garantite.
Durante la fase transitoria, molte imprese si sono rese conto delle difficoltà operative: compilare i report trimestrali CBAM richiede una grande quantità di informazioni che spaziano dal consumo energetico alle emissioni specifiche di processo, fino ai fattori di emissione locali.

La sfida è duplice: da un lato, garantire l’accuratezza e la tempestività dei dati; dall’altro, integrarli nei flussi informativi aziendali senza appesantire eccessivamente la struttura operativa.
“Il vero ostacolo non è tanto calcolare la carbon footprint, quanto renderla parte integrante dei processi aziendali”, spiega Barbirato. “Chi proverà a gestire tutto manualmente si troverà presto in difficoltà: la quantità di informazioni da gestire è destinata a crescere con l’ampliamento del perimetro CBAM.”

Digitalizzazione e piattaforme integrate

Come avviene per altre normative europee sulla sostenibilità, la risposta più efficace si trova nella digitalizzazione. Le piattaforme integrate consentono di raccogliere, validare e consolidare i dati sulle emissioni provenienti da fornitori e partner globali, collegandoli con i sistemi gestionali interni.
Le principali funzioni che permettono di razionalizzare le operazioni di rendicontazione e reportistica, con particolare attenzione alla sostenibilità e agli adempimenti CBAM, sono:

  • Automazione della raccolta dati: importazione diretta da sistemi dei fornitori, sensori IoT e database energetici
  • Auditabilità: ogni dato deve avere una fonte tracciabile, fondamentale per resistere a verifiche esterne
  • Calcolo e consolidamento delle emissioni: applicazione di metodologie standard per trasformare i dati grezzi in indicatori comparabili
  • Workflow approvativi: validazione dei dati lungo la catena gerarchica, per garantire trasparenza e responsabilità
  • Reportistica CBAM-ready: modelli preimpostati allineati alle richieste regolamentari europee, riducendo tempi e margini di errore

Continua Barbirato: “Le imprese hanno bisogno di strumenti che trasformino la mole di dati richiesta dal CBAM in un processo di gestione agile e sostenibile. È l’unica soluzione possibile per rispettare le scadenze e ridurre i rischi di non conformità. Al tempo stesso, le aziende devono ricordare che questa raccolta di dati permette di ottenere informazioni preziose per ottimizzare i processi produttivi.”

Dal vincolo all’opportunità

Come già accaduto in passato per numerose normative inizialmente percepite come pure complicazioni burocratiche, il CBAM può diventare una preziosa occasione di evoluzione per la manifattura e un fattore differenziante in un mercato dove conformarsi significa perdere competitività. La capacità di integrare nei processi aziendali i dati relativi alla carbon footprint diventa un elemento importante nella gestione anche dei rapporti con clienti e stakeholder.

Le aziende che investono ora in piattaforme digitali saranno pronte sia a rispettare le scadenze normative, sia a dimostrare a clienti e investitori il proprio impegno concreto per la decarbonizzazione. In un mercato dove trasparenza e sostenibilità sono sempre più determinanti, la conformità al CBAM può trasformarsi in un vantaggio strategico.
“Il CBAM obbliga le imprese ad analizzare in profondità le proprie supply chain”, conclude Barbirato. “È una sfida che richiede metodologie strutturate, tecnologie appropriate e collaborazione, ma che può portare a processi più resilienti e a una maggiore credibilità sul mercato globale.”

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